Autobiographite.

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view post Posted on 7/1/2013, 03:46

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Devo dire a qualcuno la verità.
Sento che in qualche modo la mia vita non sia stata che un accatastarsi tremendo di errori e disastri, di piccole deviazioni dalla meta mai prefissata per paura di perderla che hanno comunque finito per non farmi finire in nessun posto, ma piuttosto sui miei stessi passi una, due, dieci volte. Faccio marcia indietro, poi in avanti, resto impantanato nel tempo a guardare senza delizia i bei momenti passare oltre, sfumare in un gorgo che io ho già scordato.
La verità è che io non mi sono mai veramente aperto con nessuno, non mi sono mai messo in gioco con l'anima. Giurerei senza mentire d'aver sentito il cuore caldo nelle sillabe di qualcheduno, ma solo il muscolo e nient'altro - carne dura, carne di fibre stanche. Non il nucleo del mio vero essere.
Sento che ogni volta che mi sono avvicinato a qualcuno l'ho fatto con la sicurezza che l'avrei lasciato, e ogni volta che mi sfuggiva dalle labbra una cortesia, un complimento, era già avvelenato dal tradimento che il subcosciente già si prefigurava, già architettava. La mia vita amorosa non è che una catasta di vuote promesse. Un bel mucchio di gingilli inutili, senza valore esperiti o cedibili. E' una vetrina fredda e sterile di ricordi mai belli, di fantasmi senza un corpo da abitare. La mia vita amorosa è stata una serie interminabile di sbadigli e di sbagli.
Ho un terrore viscerale e terribile di uscire allo scoperto, sento schiacciante il peso d'una armatura che ho proiettato su mille persone, che negli altri ho scalfito con la punta d'un dito a riprova del fatto che forse qualcosa potrei.
Ma tu vedi, la vita non ha nessun senso se son io quello che orchestra il mio salvataggio,
la vita non ha senso se mi salvo da me.
Ho così tante insicurezze di cui nessuno s'è mai preso cura, e così tante paura e assurde paranoie che fermentano e con ogni anno si fanno più tenaci, più ruvide o ustionanti. Ed io non ho più fiducia nell'uomo, in nessun uomo, perché nessun uomo brillante s'è mai fermato ad amarmi per bene, a domandarsi di me, a penetrare il mio mistero così gelosamente custodito. Ho tra le dita chiavi di Dio sa quante porte, quanti portoni, quante occasioni ancora da vincere. E non ne uso alcuna. Il capo chino, le dita goffamente indaffarate col mazzo, ma non mi si vede come tremo al sole? Ma non mi si vede come ogni parola rischia di frantumarmi come una statua di ghiaccio, di ridurmi in polvere? Non mi vedete come soffro in silenzio all'ombra dei giorni il mio purgatorio un po' banale, il m io dozzinale cabaret di rammarichi e passioni da povero cristo? Ma non avete occhi, voi stolti, voi bestie? quando mi salverete? Quando mi volete salvare? Già tardi, già tardi, ed io non vedo nessuna luce.

Un castello di nuda pietra, alberi di ferro, nebbia e silenzio. Questo è l'inferno.
 
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